Sangiovese: il vitigno autoctono più diffuso in Italia

Il Sangiovese è il vitigno a bacca nera più diffuso in Italia: vengono stimati all’incirca 80.000 ettari corrispondenti all’11% della superficie vitata nazionale. Inoltre a livello europeo è tra le dieci varietà più coltivate.

Cenni storici

Vitigno principe dei vini tra i più prestigiosi a livello italiano e internazionale, la storia legata alla diffusione del vitigno Sangiovese, come spesso capita, non è documentata ufficialmente con un decorso storico preciso, a partire dall’origine del suo nome.

In linea generale però si può affermare che il vitigno Sangiovese fosse noto sin dai tempi degli Etruschi e che si sia diffuso in Italia centrale seguendo le rotte commerciali delle regioni attraversate che coincidono perfettamente con le aree in cui il vitigno è maggiormente diffuso: Toscana, Umbria, Marche e Romagna.

La narrazione più diffusa racconta che il nome derivi da sangue di Giove“, attributo datogli da un monaco cappuccino di un monastero sul monte Giove a Santarcangelo di Romagna in memoria di questo nettare squisito, succoso e dal colore vivo.

La fonte più attendibile vede la prima citazione del Sangiovese risalire al 1600 con il nome di Sangioveto, per opera di Giovan Vettorio Soderini.

Invece la prima legge a tutela del vitigno fu emanata nel 1716 dal Granduca Cosimo III de’ Medici, il quale pose delle norme per la regolamentazione nella produzione del vino nel Chianti, a Pomino, a Carmignano e nella zona del Valdarno.

Vigneti nel Chianti

Vigneti nel Chianti

Biotipi di Sangiovese

Parlare unicamente di Sangiovese inteso come unica varietà è riduttivo, in quanto con l’evoluzione degli studi si è identificato che con termine il Sangiovese si raggruppano diversi biotipi dello stesso vitigno.

Attraverso la selezione clonale di tali biotipi si è notato che sul territorio vi sono diverse tipologie e che differiscono per delle caratteristiche alle volte sottili.

Generalmente si è sempre posto l’accento sulla differenziazione di due biotipi, il Sangiovese Grosso e il Sangiovese Piccolo, la cui distinzione veniva posta anche in etichetta.

In realtà ad oggi le cose stanno mutando e (anche a livello di disciplinare) non è più obbligatorio citare la differenza tra i due, ma uniformarli sotto il nome comune di Sangiovese.

Questo non sta a significare che non vi siano delle differenze tra i biotipi ma che la loro presenza in percentuali diverse non è rilevante per la qualità del vino e che anzi, una diversità di biotipi all’interno della stessa vigna può implementare l’identitarietà di un vino.

Filari di uve Sangiovese a Montalcino in Toscana nel mese di settembre

Filari di uve Sangiovese a Montalcino in Toscana nel mese di settembre

Ampelografia

Il Sangiovese è un vitigno che presenta un’abbondante vigoria la cui gestione richiede notevole accuratezza. É un’uva a maturazione tardiva (dalla fine di settembre alla prima quindicina di ottobre) e nonostante la sua forte adattabilità predilige terreni di origine eocenica, derivante da calcare alberese di natura argillo-calcarea-silicea con scheletro piuttosto abbondante.

A causa della compattezza del grappolo e alla buccia sottile è molto sensibile alla formazione di muffe soprattutto in situazioni di elevata piovosità e umidità; altri aspetti di cui tener conto sono la clorosi ferrica e l’oidio, di cui spesso la pianta soffre

Riassumendo, le caratteristiche dell’uva Sangiovese sono:

  • la foglia si presenta di medie dimensioni pentalobata talvolta trilobata;
  • il grappolo di media targhetta o medio grossa è di aspetto generalmente compatto;
  • l’acino anch’esso di media grandezza presenta una forma ovoidale con una buccia pruinosa e dal colore nero violaceo.
Primo piano Uva Sangiovese

Primo piano Uva Sangiovese

Profilo sensoriale del Sangiovese

Il Sangiovese è un vino versatile, può rappresentare una valida alternativa a tutto pasto fino ad arrivare ai vini più blasonati. Quindi costituisce una gamma di prodotti che può andare da quelli meno impegnativi fino a vini di estrema finezza e longevità.

In genere a livello di affinamento predilige la botte grande alla barrique in quanto distende le ruvidità tipiche del vitigno senza impattare sull’acidità che contraddistingue il sorso.

Si può affermare che la barrique per il Sangiovese sia “troppo invasiva” e rischi di uniformare i caratteri di cui si contraddistingue, però scelta ultima rimane sempre quella del produttore e dello “ stile” che vuole conferire al vino.

Questo vitigno quando lavorato in purezza possiede delle caratteristiche organolettiche ben precise: si presenta di colore rosso rubino intenso, al naso si distingue principalmente un frutto rosso (da croccante a succoso in base alla tipologia), note ematiche e di arancia sanguinella a cui fanno seguito sentori terziari di cuoio e balsamici (soprattutto nelle riserve). Al gusto possiede una stuzzicante acidità e il tannino non stenta a farsi notare.

Il Sangiovese restituisce al vino alcolicità, intensità e un ottimo potenziale di invecchiamento, ma sono da tenere sotto controllo le sue ruvidità in base alla tipologia di annata. Per esempio il compito del produttore sarà quello di controllare (e modulare successivamente) l’acidità e il tannino, in presenza di un’annata fredda o sotto le medie stagionali.

Per questo motivo, per mitigare le durezze tipiche della varietà, spesso si ricorre al taglio con altre uve come per esempio: Canaiolo Nero, Cabernet Sauvignon, Colorino, Ciliegiolo, Merlot e Syrah.

Botti grandi e Barriques in Cantina

Botti grandi e Barriques in Cantina

Il fenomeno Supertuscan

Da non dimenticare il fenomeno Supertuscan: vini nati da ispirazione bordolese con l’intento di avvicinarsi all’esigenza internazionale. Supertuscan è un termine coniato per identificare uno stile di grandi vini in cui, unitamente al taglio bordolese, il Sangiovese può rientrare in questa tipologia.

Tra i più famosi non si può non citare il Tignanello, il pioniere, nato ancora prima che venisse coniato tale termine.

Nei Supertuscan il Sangiovese viene vinificato in genere con vitigni internazionali, ma tra le eccezioni più conosciute vi è il Pergole Torte in cui il Sangiovese viene vinificato in purezza.

Calice di Sangiovese

Calice di Sangiovese

Zone di produzione

Il Sangiovese a livello territoriale è particolarmente impattante e ricopre vastamente la Toscana (64%), le Marche (21%), l’Umbria (20%), e l’ Emilia Romagna (15%). In ogni regione si esprime in modo differente e per quanto la Toscana sia la regina indiscussa di questo prodotto con denominazioni importanti come il Chianti, il Brunello di Montalcino e il Vino Nobile di Montepulciano, nel resto delle regioni sopracitate sta riscoprendo sempre più valore ed interesse soprattutto in Romagna.

È alla base di numerosi ottimi vini come il Morellino di Scansano (a sud della Toscana), in Umbria nel Torgiano e nel Rosso di Montefalco, mentre nelle Marche è parte essenziale del Rosso Piceno e del Rosso Conero.

Pici al ragu di Cinghiale

Pici al ragu di Cinghiale

Abbinamenti con il Sangiovese

A livello di abbinamento il Sangiovese è per antonomasia il vino perfetto per preparazioni a base di carne. Da piatti più semplici come salumi e carne alla griglia, a cotture più lunghe come arrosti e carni pregiate, ma dal gusto incisivo come la selvaggina.

Primi piatti a base di carne, salumi e piadina romagnola, ben si abbinano ad un Sangiovese non troppo invecchiato, più vivace che si accosta alla pietanza goliardicamente.

Per le carni alla griglia con marinatura classica o affumicature particolari lo spettro di assaggi è più ampio e può variare da un Sangiovese giovane, in acciaio, ad un Sangiovese più strutturato e caldo.

Invece per le preparazioni con selvaggina da piuma o pelo (fagiano, cinghiale..) le “riserve” danno il meglio di sé in questa accoppiata, in quanto attingendo a tutta la loro complessità sia olfattiva che gustativa riescono a far combaciare i caratteri persistenti e speziati di entrambi i protagonisti.

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Sin da bambina cercava di imprimere nella memoria i profumi, i sapori e i ricordi legati a ciò che assaporava, e poi un giorno ecco arrivare il primo sorso di vino … da quel momento è scoccata la scintilla. Sommelier Ais e studentessa di Viticultura ed Enologia, nel luglio del 2019 termina il Master Alma - Ais. Divulgatrice di esperienze enoiche e non solo, oggi scrive per testate di settore.

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Sin da bambina cercava di imprimere nella memoria i profumi, i sapori e i ricordi legati a ciò che assaporava, e poi un giorno ecco arrivare il primo sorso di vino … da quel momento è scoccata la scintilla. Sommelier Ais e studentessa di Viticultura ed Enologia, nel luglio del 2019 termina il Master Alma - Ais. Divulgatrice di esperienze enoiche e non solo, oggi scrive per testate di settore.


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