Non capita tutti i giorni di imbarcarsi su un aereo, rimanerci per più di otto ore ed avere ben due pasti serviti a bordo. Quindi forse non tutti sanno che, le bevande, anche in economy class, sono gratuite, alcoolici compresi. Capita quindi che tornando dall’India, avendo visitato l’unica regione “Dry” di quello che praticamente è un continente da 1,2 miliardi di persone, avessi una leggerissima voglia di accompagnare le salsiccette di pollo proposte dal menù di Turkish Airline con un calice di vino. Ma come saranno i Vini in Aereo?
Ovviamente, non sarebbe stato il vino della vita, ma fare gli schizzinosi in quelle situazioni non è esattamente consigliabile, pena rimanere a bocca asciutta. A quel punto poi, era anche salita una certa curiosità di scoprire qualche cosa in più sulle scelte di composizione dei menù, sugli accordi commerciali, insomma su tutta quella parte pratica che risulta essere un po’ meno romantica, parlando pur sempre di vino. Abbiamo a disposizione sia rosso che bianco. Senza grandi aspettative scelgo il rosso.
Gentilissima l’hostess mi ha addirittura dato due alternative: “Cabernet o Merlot“? Ho provato a rispondere “Merlot, please” e mi ha aperto una bottiglietta da 187 ml di questo: Louis Eschenauer – Merlot – Pais D’OC 2015.
Tra i bianchi avrei potuto scegliere anche un Sauvignon Blanc 2015, o un vino turco che poi ho scoperto, sbirciando dal vicino, essere un taglio di uva sultanina ed altri varietali tipici. Rimango quasi contento della scelta. Probabilmente si rivelerà più didattica rispetto ai bianchi, facilmente camuffabili tra cantina e temperatura di servizio ghiacciata. Ho di fronte il mio mini vassoio, il mini bicchierino, il mini dolcetto. Sono curioso e senza pregiudizi, apro il piccolo tappo a vite per versare il mio rosso nel bicchiere di plastica trasparente e do inizio ad una scenetta che avrà sicuramente attirato lo sguardo ilare dei passeggeri a me più vicini. Volevo realmente capire di quale grado di qualità potesse disporre la dispensa della classe turistica di quello che è considerato il miglior vettore europeo. Non sono riuscito a trovare i dati numerici dei pasti serviti a bordo annualmente, ma posso garantire vista la dimensione dell’aereo e l’immensità dello scalo di Istanbul, che parliamo di cifre realmente enormi. Ed il pasto è compreso su tutti i voli.
Sbirciando in rete si trova l’imbottigliamento da supermercato a meno di 5€ per i classici 75cl. Quindi potrebbe non essere malvagio. Torniamo all’assaggio. Il colore è chiaramente quello di un vino giovane, estremamente lucente, più tendente al melograno che classico rubino. Una buona dose di colore comunque senza tracce di “annacquamento” sull’unghia. Tutto sommato si presenta bene, non benissimo, ma più che dignitoso. Il naso in compenso è estremamente penalizzato. Sbatacchiato nel carrello della cambusa, trasportato in mattinata da un deposito al centro di preparazione pasti, sballottato ancora da lì fin sull’aereo con tanto di decollo, turbolenze e mani non certo riguardevoli degli inservienti (non è colpa loro, è colpa mia che ho voluto provare). Chiuso ovviamente, fruttini ovviamente, scomposto ovviamente. Del tutto trascurabile, ma non cattivo. Ad onor di cronaca non ha nemmeno dato sentori di solforosa o altro. Ultimo passo, il sorso. Facendola breve è stato impossibile ritrovare uno qualsiasi dei descrittori tipici di un Merlot.
Ne ho invece ritrovato lo spirito di vino “inerte”, buono praticamente sempre, quasi insignificante se vinificato in maniera troppo semplice e sbrigativa. Nel mio bel bicchiere “plasticoso” ho bevuto un succo alcoolico, non sbilanciato, profumato di sottobosco (poco) e dal sapore vinoso, quasi privo di tannino. In centesimi è chiaramente un vino che non supera il 70 e solo per assenza di difetti, non certo per i pregi, ma non è forse un pregio in sé il non aver difetti?
Questa narrazione sulla mia esperienza di assaggio di Vini in Aereo, era per introdurre, in realtà, una considerazione molto più ampia sul mondo del vino quale bevanda “complementare”. Il consumo di vino, anche in culture non propriamente tradizionalmente avvezze a questa bevanda, è ormai diffuso. L’immagine del vino come scelta distintiva in un menù pre-confezionato è sicuramente un punto qualificante, che alza lo standard medio. Servire vino ai pasti, durante un volo, in una crociera, ma anche nei tour organizzati, porta sicuramente l’offerta un gradino sopra all’etichetta “economy”. Rimaniamo nel mondo delle aereolinee. Sappiamo che esistono compagnie che giocano la loro immagine internazionale sfoggiando servizi di prima classe degni dei migliori alberghi al mondo.
Etihad vince quest’anno con QUESTO genere di Appartamento a bordo. In questo contesto, il servizio è ovviamente il cardine e le scelte delle materie prime, altrettanto ovviamente, sono testimonianza di uno standing che giustifica da un lato il prezzo, e seleziona la clientela, con conseguente ritorno d’immagine. E’ il marketing bellezza. Il vino, e più in generale la sezione “spirit”, fanno un bel pezzo dell’immagine.
La selezione dei brand partner è affidata ad esperti non solo del gusto, ma del marketing e della comunicazione. Spesso e volentieri sono proprio joint venture di immagine fatte tra l’altro di edizioni speciali e produzioni esclusive. Le cantine, o meglio, i colossi internazionali del vino, a loro volta, traggono enormi profitti sia diretti dai contratti di fornitura, che indiretti, potendo contare su un’esposizione del proprio brand ad un pubblico vastissimo. Accanto a questo ci sono logiche di ottimizzazione dei volumi produttivi, di sfruttamento degli stabilimenti al 100%, di volumi di fatturato e circolazione di capitali.
Quali Vini offrono in volo le grandi compagnie aeree?
Il vino è dunque espropriato di quel lato romantico e sognatore al quale, da appassionati, siamo abituati. Mi sono tolto la curiosità di investigare cosa è possibile gustare in una traversata intercontinentale, potendoselo permettere. Cercando il meglio del meglio, giocando per una volta ad essere veramente ricco e senza vincoli di budget.
In quel caso l’esperienza può essere decisamente appagante.
Ecco qualche chicca. Emirates offre ai suoi clienti veramente danarosi un’esperienza francese di tutto rispetto: Dom Pérignon Plénitude Deuxième 1998. Uno scherzo da 300€ la bottiglia, se la trovate. Taste the exquisite Dom Pérignon PlénitudeDeuxième 1998.
Passando ai bianchi invece ci sarebbe uno Chateau d’Yquem Sauternes Premier Grand Cru 2003 altro scherzetto da 280€ per 75cl.
Alitalia presenta dal canto suo un discreto Brolio Riserva 2011 Chianti Classico Docg, oppure un Bolgheri Doc 2013, o ancora un vino dolce passito come il Semèle” Montefalco Sagrantino Passito Docg – Signae Cesarini Sartori. Non è esattamente la carta più costosa, ma sicuramente il gusto e la qualità non mancano nemmeno sulle nostre linee. Mi domando solo come mai la compagnia di bandiera non sia ancora andata a seguire il solco naturalista-vinoverista che impazza in penisola.
I grandi consorzi nazionali potrebbero trovare terreno fertile anche a 10.000m?