Vinitaly 2015: Un’altra Storia di Vino a Verona

Vinitaly 2015 Locandina

Vinitaly è sempre Vinitaly!
Se fossi un presentatore televisivo in stile SanRemo, questo sarebbe il motto con il quale potrei riassumere il più grande appuntamento italiano dedicato al Vino. Lo si può odiare od amare, criticare, considerarlo commerciale, eccessivo o troppo legato a logiche di marketing, ma sta di fatto che rimane un’occasione unica per assaggiare una quantità enorme ed eterogenea di vini italiani e stranieri.
Peraltro, forse per moda o per essere più democratici e moderni, ma anche lo spazio dedicato al mondo dei Vini Naturali è notevolmente cresciuto, rappresentato addirittura da tre spazi diversi: Vivit, FIVI e Vinitaly BIO.
Se amate il vino e volete continuare il viaggio, non vi resta che seguire il link qui sotto e scoprire dove vi porta…

Definirei la mia presenza al Vinitaly come un vino che si abbina “per contrasto” alle pietanze importanti proposte in una bella tavolata tra amici. Non seguo i grandi brand, non mi immergo nelle due regioni Top italiane (che meriterebbero intendiamoci), ma piuttosto cerco di scavare nei territori secondari, scoprire vitigni autoctoni che non conosco, riempire gli enormi spazi vuoti del mio sapere di vino, assaggiare prodotti di nicchia di piccoli produttori. Un approccio che dà molta soddisfazione, genera poco stordimento, ma sicuramente lascia lungo il percorso qualche piccolo rimpianto.
Vinitaly2015 - PanoramicaSi comincia con Vivit (Vigne Vignaioli Terroir), un’area dedicata ai piccoli produttori “naturali”, quelli che hanno animato il Mercato dei Vini, Sorgente del Vino, Live Wine e il recente Villa Favorita, giusto per intenderci. Qualche produttore lo ha definito “una riserva indiana”, peraltro un pò nascosta rispetto al pomposo ingresso. A mio avviso, ha ben rappresentato il concetto di vini di nicchia, di artigiani votati ad una certa tipologia di vini, uniti da valori comuni, insieme, in uno spazio tutto sommato gradevole e privo di eccessiva confusione.
Tanti i nomi noti ai winelovers: A’ Vita, Bressan, Fabbrica di San Martino, Foradori, La Stoppa, Emidio Pepe, Principiano Ferdinando, Radikon…tanta roba! A cui aggiungo Marco Sara, tutti produttori già incontrati negli eventi precedenti.
Questa volta mi sono tolto lo sfizio di assaggiare due nomi “famosi” seppur distanti tra loro, mai bevuti in precedenza: Arianna Occhipinti e Chateau Musar. Vini senza dubbio di qualità, che non mi hanno impressionato più di tanto, forse complice la grande attesa.
Interessanti i vini di Skerk, taglienti e diretti come sanno essere gli autoctoni giuliani (Terrano e Vitovska), parlano poco come il loro papà, ma lasciano un ricordo indelebile.
Ma i vini che mi hanno “sollevato”, come già fecero a Milano, sono quelli del “Ragioniere del Vino” Stefano Menti. Abilissimo nel creare un equilibrio “sopra la follia” nei suoi vini, quasi tutti basati sul vitigno autoctono Garganega. A Milano ero rimasto colpito dal bianco fermo Riva Arsiglia, forse il più tradizionale dei suoi vini; qui, oltre alle bollicine sempre molto affascinanti e particolari, ho scoperto il suo “Orange WineMonte del Cuca, avvolgente e grasso, a metà strada tra un bianco ed un rosso.
Vinitaly 2015

Il tour prosegue puntando un vitigno meno “di grido”: il Rossese di Dolceacqua, vino rosso ligure, coltivato nella provincia di Imperia, dotato di una bella freschezza e di un tannino gradevole e fine. In evidenza il Terre Bianche 2014 e Luvaira 2012 di Tenuta Anfosso.

Si passa in Val D’Aosta, altro piccolo scrigno ricco di segreti, da svelare senza troppo rumore. Buoni i vini della Cave Cooperative de l’Enfer (Pinot Grigio, Mayolet e il Petit Rouge); buonissimi i bianchi di Le Triolet (Pinot Grigio in bianco e in passito, il Muscat e il sorprendente Gewurtztraminer). Interessanti, ma ancora non in piena armonia, il Petite Arvine e il Fumin di Ottin. Ma le prove più sfidanti sono state rappresentate dall’autoctono Priè Blanc della Cave Du Vin Blanc de Morgex Et de La Salle, vini di alta quota, ruspanti e spigolosi, non concedono sconti all’assaggio ma si fanno apprezzare con sensazioni forti e pungenti.

Altro mondo, ma all’interno dello stesso padiglione, sono i Sagrantino di Tabarrini, i vini più tannici mai bevuti in vita mia. Anche in questo caso però lasciano il segno, in particolare il Colle alle Macchie 2010 e il Passito 2008, i più equilibrati dei quattro assaggiati.
Bouquet profondo, freschezza e gran tannino, lasciano intravedere vini di gran profilo tra qualche anno.

Si chiude con la mitica Marisa Cuomo, celebre cantina della costiera amalfitana, a Furore, territorio incredibile sospeso sul mare. Notevoli i suoi bianchi, già molto fini ed equilibrati nonostante siano del 2014. Assaggiati il Ravello Bianco, il Furore Bianco e il Fiorduva 2013, tre vini buonissimi. E prima di tornare a casa, un saluto al “mitico” Giulio Fiamberti, che ci ricorda che non si può lasciare Vinitaly senza due assaggi di Buttafuoco

Se avete letto fino a qui siete sicuramente dei “grandi”…ma è anche vero che vi portate a casa un taccuino ricco di appunti onesti e di sostanza che non mancheranno di entusiasmarvi e sorprendervi una volta fatti vostri…perchè Vinitaly è sempre Vinitaly!

Appassionato di Vino ormai dal 2005, assaggiatore ONAV di primo livello, tante serate e visite in cantina con devozione a Bacco..ho lanciato Trovino per aggregare contenuti e opportunità..e ora il Blog per unire in un coro unico la voce di produttori, enotecari, assaggiatori, giornalisti e poeti del vino...

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