Anche quest’anno è arrivato il momento di Live Wine, il Salone Internazionale del Vino Artigianale, nella sempre bella cornice dell’ex palazzo del ghiaccio di Milano si sono dati appuntamento oltre cento produttori da tutta Italia con qualche ospite straniero. Oggi prende il via l’ultima delle tre giornate in programma che chiude la manifestazione meneghina. Ottimo l’afflusso di pubblico, già all’apertura delle porte Sabato 5 alle 14.00 un capannello di appassionati era stipato di fronte all’ingresso in attesa di assaggiare e magari acquistare i vini artigianali in degustazione in questo Live Wine 2016.
Live Wine 2016 in pillole
In attesa di raccontarvi più nello specifico il tasting di alcuni produttori che ci hanno colpito maggiormente, vogliamo provare a fare un piccolo riassunto panoramico della manifestazione Live Wine 2016. Vanto da sempre di questa rassegna è la partecipazione di produttori “Artigianali”, ovvero aziende che curano la parte di vigna e cantina fino alla commercializzazione dei loro prodotti in maniera diretta. Prodotti che seguono un’impronta generale naturale, spesso Bio, anche se magari non certificata o riportata in etichetta, ma sempre rispettosa del prodotto e del consumatore. Nel parterre anche quest’anno hanno presenziato nomi ormai entrati nell’immaginario collettivo d’eccellenza della produzione vitivinicola come Fabio Gea, Andrea Occhipinti, Guccione, Crocizia, Radikon, Zanotto, e tantissimi altri che vi faremo scoprire nei prossimi post.
Di seguito qualche considerazione generale che ci siamo portati a casa dopo questi primi due giorni di Live Wine 2016, pieni di conferme e piacevoli scoperte che riguardano soprattutto la parte dei bianchi annata 2014 nei quali abbiamo trovato una nota generalizzata di maquillage, non in tutti ovviamente, ma una certa dose di terziari volatili sembrerebbe connotare quantomeno la parte di produzione “alta” delle varie cantine.
Note generali sugli Assaggi e considerazioni sulle Annate
Rispetto ad assaggi 2013 o 2015, molti produttori ci hanno raccontato di aver modificato la vinificazione regalando spesso un periodo di macerazione sulle bucce più lungo, per recuperare quel corpo che il clima non propriamente generoso non ha permesso di sviluppare in vigna. Diciamo che ne sono risultati bianchi più complicati da interpretare, generalmente buoni, comunque ben fatti, ma non immediati e probabilmente da attendere maggiormente.
Di contro, sempre volendo forzare una generalizzazione, abbiamo riscontrato rossi molto più pronti e beverini, anche in questo caso probabilmente dobbiamo “ringraziare” l’andamento climatico che privando le vigne della forza e della spinta che naturalmente concede, ha permesso a Nebbioli e Pinot Neri di farsi trovare perfettamente tondi già dopo un annetto di bottiglia. Meno importanti probabilmente, ma sicuramente più bevibili e meno impegnativi, senza dover rinunciare al piacere della beva. Altra considerazione molto positiva dobbiamo farla relativamente alla voglia di tanti produttori di sfruttare le particolarità delle annate per azzardare progetti differenti dalla normale produzione consolidata.
Più di qualcuno si è spinto a provare macerazioni più lunghe, tagli o uvaggi solitamente non utilizzati, affinamenti in legni differenti dal solito rovere. Abbiamo assaggiato spumantizzazioni di Salamino, Sangiovese in purezza affinato 12 mesi in botti di Acacia.
Insomma, abbiamo recepito con grande gioia di come i produttori “artigiani” abbiano la possibilità e la voglia, di mettere mano alla loro esperienza per interpretare le diverse annate ed estrarre da vigna e cantine tutto il potenziale delle proprie uve, sperimentando spesso nuove modalità di vinificazione, nuovi metodi di affinamento, provando uvaggi differenti se necessario. Ci siamo portati a casa la voglia di mettere in bottiglia un buon vino e non solo di usare il nome di una Doc per testimoniare la qualità del prodotto.
Marketing e Comunicazione al Live Wine 2016
In questo Live Wine 2016 abbiamo assaggiato tante IGT, abbiamo visto tanti nomi “di fantasia”, abbiamo raccolto tante esperienze di produttori che stanchi di burocrazie ed esasperati da lotte politiche consortili, hanno scelto la libertà di puntare sulla qualità dei prodotti a prescindere da schemi rigidi e pedissequamente tradizionalisti. E così ci siamo ritrovati in una sala piena di vino interessante, spontaneo, che racconta più del suo produttore e dei progetti dei singoli che di grandi realtà territoriali o di nomi altisonanti. Dobbiamo dire, per essere obbiettivi, che in questo appuntamento è stato il lato comunicativo a risentire maggiormente. Al contrario di altre manifestazione alle quali abbiamo partecipato di recente qui si sono viste poche, se non nessuna, scintille dal punto di vista del marketing e della comunicazione.
Brochurine, bigliettini da visita, qualche roll-up, ma tutto molto molto nella norma. Bene la ricerca del prodotto, ma come abbiamo sottolineato più volte, anche l’aspetto di comunicazione, oggi molto più di ieri, non deve essere sottovalutato. Attendiamo la chiusura di quest’ultima giornata del Live Wine 2016 per tirare le somme definitive e cominciare a raccontarvi nel particolare delle varie cantine presenti.
Rimane comunque il dato di fatto che la cultura generale anche del grande pubblico si sta piano piano elevando. Questo ed altri eventi contribuiscono sicuramente ad avvicinare sempre più persone ad un modo di bere più consapevole, più naturale nella sua accezione più allargata, e tutto questo non può che essere positivo per tutto il mondo del vino che ne riceve una spinta naturale alla ricerca di sempre maggiore qualità e rigore di produzione, perché un consumatore informato è giustamente più esigente!