Girando durante il primo vero sabato natalizio a Treviso ti capita di vedere in piazza una grande tenso-struttura che ospita la più classica festa del Radicchio trevigiano, con l’immancabile Show Cooking e via discorrendo. Impossibile non entrare per fare un giretto e quale sorpresa ci attende dentro? Tre produttori indipendenti associati FIVI che con larghi sorrisi ti aspettano per degustare i loro vini. Capite bene che non si può resistere, e quindi sotto con le domande e sotto con le degustazioni.
Tanto per iniziare abbiamo fatto due parole sul Mercato dei Vini che ha chiuso i battenti da poco a Piacenza, e scopri che non sono state solo le nostre impressioni ad averlo decretato un successo, anche loro hanno portato a casa ottimi contatti e bei numeri.
Dopodiché iniziamo a chiacchierare dell’immancabile Prosecco, perché Col Del Lupo lo fa dagli anni ’40 e ad oggi vanta vigne di oltre 80 anni. Direi che qualche cosa ce la può raccontare. Nel bicchiere, di quello che potremmo considerare come il prodotto base, abbiamo un Extra Dry, che per quantità e qualità di bolle rasenta il metodo classico. In compenso il naso è quello più tipico di fiori con una punta di miele, solo in seconda battuta arrivano note di panificazione. In bocca è più agrumato, lungo il giusto.
Produttori di Glera da tre generazioni, questi ragazzi, fratello e sorella, che hanno preso l’eredità del nonno Aldo, hanno ben compreso cosa vuole dire “indipendente”.
Col secondo assaggio rincariamo la dose, perché arriva il Colfondo di Fiorin Silvia, anzi, diciamolo come si dovrebbe dire: il Prosecco ottenuto secondo tradizione. Perché il nome Colfondo, ci spiegano, è marchio registrato, e non si può usare. Da qui in poi scatenate l’inferno e via con i commenti. Noi ne parleremo prossimamente.
Sofismi di marketing a parte, secondo Silvia va servito decantato, non torbido. I lieviti, che fanno il loro lavoro durante la seconda fermentazione che parte naturale in bottiglia dopo i freddi dell’inverno, devono dare corpo e profumi, ma non offuscare il sapore fresco che invece la fa da padrone in bocca.
Eppure io ci sento, … ci sento… ci sento del Kiwi qui dentro! Cacchio ma sa di kiwi… “eh si, siamo i più vecchi produttori di kiwi d’Italia” mi dice, “abbiamo 1 ettaro proprio accanto al vigneto”. E con questo chiudiamo tutte le discussioni sull’influenza di terreno ed ambiente sul vino!
Il terzo ed ultimo assaggio è quello che ci serve Desiré della cantina Bellese, fondata negli anni ’60 e che da non molti anni ha convertito la produzione che affonda le radici nella pianura veneta, dallo sfuso alle bottiglie, andando a ricercare ancora più qualità. Assaggiamo un Refosco giovane, figlio di cemento ed acciaio, vinificato a temperatura controllata ed in bottiglia dopo sei mesi.
Fresco, di sottobosco bagnato, equilibrato tra l’acido e l’alcool. Non un vino da cerimonia, ma il fedele compagno quotidiano che ti fa stare bene e ti gratifica il giusto ad ogni sorso, tipico del Refosco fatto per essere bevuto subito, senza bisogno di aspettarlo chissà quanto… anche se volendolo dimenticare un paio d’anni in cantina, secondo noi qualche cosa di diverso avrebbe da dire.
Scattando poi le foto di rito abbiamo trovato assieme il titolo giusto per queste poche righe: “ok per piacere, stringetevi un pochino… ecco così, grazie: “CHE FIVI CHE SIETE TUTTI IN POSA”!