Anteprima dei vini calcari di Mandrarossa al Vinitaly 2016

I Calcari di Mandrarossa - Anteprima Vinitaly 2016

Una miniera di energia e vitalità. Così recitava il claim della locandina dedicata alla presentazione dei Calcari (vini provenienti da terreni calcarei) di Mandrarossa, brand di punta della Cantina Settesoli di Menfi, che ha avuto luogo al padiglione Sicilia domenica 10 aprile al Vinitaly di Verona. Un’occasione inedita e particolare, per assaggiare all’interno dell’esperienza Vinitaly, dei vini nuovi di un colosso Made in Sicily di cui non conoscevo molto, esaltando ancora una volta quel concetto già espresso in questo blog, che ci consente di assaggiare e confrontarci senza schemi né fazioni o preconcetti, sia i vini dei produttori targati Vivit o FIVI, sia grandi nomi del panorama vinicolo italiano (i cosiddetti Vini Commerciali).

I vini di Mandrarossa sono noti al grande pubblico, nazionale e internazionale,  e sono spesso sotto le luci della ribalta grazie ai numerosi premi e riconoscimenti che stanno aiutando la Sicilia e la zona di Menfi ad essere riconosciute come un patrimonio di eccellenza e ricchezza unico e da preservare. La presentazione di questi vini, non ancora in commercio, è stata condotta proprio dall’enologo Alberto Antonini, considerato da Decanter uno dei cinque enologi migliori al mondo, attualmente consulente di Cantina Settesoli.  Tanta esperienza, collaborazioni in varie parti del mondo, ascoltarlo è stato indubbiamente istruttivo ed interessante dal punto di vista didattico.

Magnetico, dai toni pacati pur consapevole di essere un opinion leader reale, ha spiegato in modo semplice, ma allo stesso tempo approfondito, la realtà di Settesoli, partendo dal territorio, dalle caratteristiche dei terreni fino ad arrivare alla filosofia aziendale, ispirata, nonostante i numeri, da un grande rispetto del territorio e dei suoi terreni e basata su una conoscenza approfondita delle differenze di ogni microclima e suolo. Fino ad arrivare all’attività di cantina, che non deve prevalere sulla natura lasciando il segno, ma fare in modo che si esprima nel modo più libero e spontaneo possibile. Sembrano concetti banali e scontati, ma poi andando in giro ad assaggiare, spesso ci rendiamo conto che non è sempre così.

Chiudendo gli occhi e dimenticandoci della presentazione, le parole che scivolavano via dal microfono, ispirate dal sole e dal mare siciliano, potevano essere tranquillamente quelle narrate dal classico vignaiolo, artigiano, piccolo produttore che dir si voglia, del quale ci siamo innamorati varie volte nelle nostre scorribande in cantina, ascoltando le storie di calli e sudore narrate tra cordoni speronati e botti di rovere. Tutto il Vino è paese potremmo dire.
O qualcuno bara, oppure il rispetto di terra e territorio non sono monopolio di nessuno.

Antonini ci presenta il team internazionale dell’azienda Mandrarossa e ci racconta che oltre ad aver accanto due enologi di indubbia qualità, Mimmo de Gregorio (da tempo nella cantina Settesoli) e la giovane promessa in cerca di conferme Milena Rizzo, ha sentito il bisogno di avere uno specialista di suoli e territori: Pedro Parra. Perchè? Perchè gli ettari sono 6000, perchè le tipologie di suoli presenti sono 5 (sabbiosi, medio impasto, limosi, argillosi, calcarei), con diverse esposizioni e altitudini, microclimi e influenze dei venti (Scirocco da Sud e Tramontana da Nord), e per ottenere il meglio da questo contesto così poliedrico e variegato, era necessario unire forze e competenze. Focalizzarsi. Conoscere in profondità l’anima del suolo e della terra. Avere una visione più ampia.

Ma quali sono le caratteristiche dei terreni calcarei? E che vini danno in genere?
E una tipologia di terreno ricca di elementi nutritivi, in particolare potassio e magnesio, ideale per la viticultura, grazie alla sua fertilità e alla sua predisposizione a cedere ai grappoli, durante la notte, il calore del sole diurno.
Da questi terreni nascono vini di nerbo, pieni di vitalità, profumati e longevi, ricchi di sali minerali.
Vini forti e allo stesso tempo fragili, se la mano dell’uomo non è in grado di capire e rispettare l’integrità del territorio in vigna e le caratteristiche delle uve in cantina. Ma andiamo a scoprire insieme i Vini assaggiati al Vinitaly.

Anteprima Vini Mandrarossa al Vinitaly 2016

I Calcari di Mandrarossa – Gli Assaggi

Grillo 2015:

colore ancora verdino, tagliato da riflessi dorati. Un vino pulitissimo, con buona intensità di fiori bianchi, camomilla e sensazioni marine. La sapidità esplode in bocca nella sua freschezza, dritta e seducente nel suo finale agrumato. Un vino piacevole, che ci proietta nel Menfishire, circondato dalle dune di sabbia e con davanti solo il mare e un antipasto di pesce.

Chardonnay 2015:

meno intenso del precedente, con frutta esotica e ananas che si aprono lentamente. Un bel volume in bocca, la grassezza del vitigno che si allarga al palato, sempre accompagnato da note sapide e da una spalla acida piacevole e fondamentale per mantenere la beva vigorosa e piena di quella vitalità che è anima del territorio.

Nero D’Avola 2015:

naso fine, tipica espressione del vitigno lasciato ai suoi umori. Note di viola e chiodi di garofano si affacciano all’olfatto, accompagnate da frutta nera (mora, mirtilli) e sottofondo di cuoio e tabacco. Tannino vivace in bocca, sempre fresco, di medio corpo. Beva facile, pericolosa nel chiamare il secondo bicchiere, si lascia ricordare per vari secondi.

Syrah 2015:

ridotto in fase iniziale al naso. Pepe nero, confettura e frutta rossa si affacciano timidamente. Ancora con poca definizione. Forse il vino più ambizioso e quello che soffre maggiormente l’attuale gioventù. Buono e piuttosto equilibrato in bocca, ancora freschezza e sapidità a regalarci una beva di buona armonia gustativa, con un finale lungo che lascia buoni propositi di evoluzione.

Biologico o Convenzionale: Il parere di Antonini

La chiosa di Antonini è tutta sul biologico e su come l’enologo toscano consideri il proprio mestiere e l’ideale interpretazione dello stesso. Quasi provocatorio nella suo pacatezza, afferma in modo chiaro e senza fraintendimenti che usare diserbanti e chimica di sintesi è una pratica scorretta e alla fine inutile, superflua, da evitare. Lasciare la natura compiere il suo corso, intervenire il meno possibile e nelle modalità consentite dalle regolamentazioni più severe, è il modo corretto sia di fare l’agronomo in vigna sia l’enologo in cantina. E non è vero che fare Biologico costa di più ad una cantina rispetto a rimanere in produzione “convenzionale”. Materiale e argomenti per un dibattito “polveriera” se in sala ci fosse stato qualcuno distante come concezione o come dimensione aziendale.

Rimane però il dubbio sul contesto geografico di questi vini e di queste considerazioni. La Sicilia è una regione felice per produrre vini e per fare gli agricoltori. C’è quasi chi la considera un continente per la sua varietà di climi e condizioni, che rimangono però sempre ideali e meno complicate di altre zone d’Italia. Basta riflettere sull’annata 2014, difficile e complicata in tante parti d’Italia, ottima in gran parte della Sicilia.

Si potranno dunque considerare queste affermazioni altrettanto valide e applicabili in tutti i contesti?

Chissà se un giorno “guelfi” e “ghibellini” sotterreranno finalmente l’ascia di Guerra.

Appassionato di Vino ormai dal 2005, assaggiatore ONAV di primo livello, tante serate e visite in cantina con devozione a Bacco..ho lanciato Trovino per aggregare contenuti e opportunità..e ora il Blog per unire in un coro unico la voce di produttori, enotecari, assaggiatori, giornalisti e poeti del vino...

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