Donne e Vino: Io, Lady Grantham e il Grumello di Giorgio Gianatti

Donne e Vino - Verticale Grumello Gianatti al Vinodromo

Io adoro il vino. Giuro. Magari non si era capito. Magari era sfuggito a qualcuno. Io ho proprio una grande grande passione per il vino. Di quelle che, quando capita di essere in una zona “straniera”, anche solo a 50 km da casa, vado a vedere quali sono i vitigni tipici, le cantine più piccole, i nome dei produttori. Sono di quelli che ormai annusano qualsiasi cosa, per capire quale vino mi richiama quel profumo, quali sensazioni mi provoca, quali pensieri rievoca. Insomma è viscerale.
Poi c’è una cosa che mi intriga almeno altrettanto, e sono le donne. Senza doppi-sensi o allusioni strane. Così, in modo semplice, per quanto lo possa essere un essere XY. E se uniamo le due cose e cominciamo a parlare di donne e vino

Donne e Vino: un abbinamento senza confini

Le donne, ed i ben informati lo dicono da sempre, sono come il vino. L’essere XX è frutto di affinamento, le donne sono da comprendere. Passerei ore a sviscerare il senso di una donna in un contesto o il senso di una donna punto. Ci sono donne da meditazione, donne solari, donne misteriose, ci sono donne complesse ed altre più semplici, frizzanti, ferme ed austere, vado avanti?
Ci sono donne per ogni tipo di vino, e guarda caso, vini per ogni tipo di donna.

Quindi, oltre a sposare bene un vino ad un piatto, bisognerebbe, secondo me, abbinare bene anche ogni donna al suo vino e poi anche al giusto piatto. E vi renderete conto che se vino-cibo è una equazione con due sole incognite, quando ne metti in gioco tre tutte assieme (cibo, donne e vino), il caleidoscopio di risposte e soluzioni tra le quali andare a trovare quella giusta diventa praticamente infinito.

Detto questo, immaginatevi una serata di grandi vini in compagnia di una donna. Una “grande” donna. Immaginatevi una donna sommelier. Non so se rendo l’idea del divertimento che possa scaturire dallo spostare il pallino del gioco continuamente su piani paralleli e sfioranti. Ora il cibo, ora il vino, ora la conversazione, poi il cibo, poi l’essere umano, poi la barrique ed il terroir, poi …. riuscite a capire quale godimento, passatemi il termine, intellettuale, umanista, possa scaturire da un’utopia del genere?

Cosa può esserci di più stimolante. Praticamente è un miraggio, una “fata morgana”. E’ un universo distopico rispetto all’esistente quotidiano.

Di quale dono siano piene le Donne del Vino

Capita dunque che una amica, quindi donna, estremamente “complessa” ed affascinante, quindi cerebralmente stimolante, sia anche sommelier. Quindi praticamente perfetta. Ora succede che la suddetta accetti o proponga, ora non ricordo, di condividere una serata di degustazione in verticale di ben quattro annate di Grumello al Vinodromo di Milano.
Non una roba qualunque, Grumello! Che il 90% delle donne italiane non sa nemmeno di cosa stiamo parlando, e di quel 10%, almeno l’80% lo conosce perché vive in Valtellina. E non è una critica alle donne, Dio mi fulmini se lo vuole essere, è che il Grumello non è esattamente il vino sulla tavola di tutti gli italiani.

Verticale di Grumello Giorgio Gianatti al Vinodromo di Milano

Prima di addentrarmi nella descrizione degli assaggi, cosa dovuta e probabilmente motivo primo della vostra lettura, mi prendo la libertà di una micro digressione sul modo che hanno di degustare le donne sommelier, o comunque le donne più in generale. E lo vorrei fare perché racchiuso in questa particolarità, io ci ritrovo la sintesi, l’aforisma, il nucleo del perché donne e vino (consumate entrambi con moderazione e sana coscienza, pena il peggior mal di testa della storia) siano una miscela esplosiva affascinante e “goduriosa”.

Uomini, Donne e Vino

Avete mai riflettuto sui termini e le espressioni che usano? (tecnicamente sanno essere ineccepibili, ma non è a quello che mi riferisco). Sanno mettere in campo uno spettacolo di complessità e rigore, di fantasia e metodo che all’uomo sfugge. Non c’è nulla da fare; al di la del “naso” di ciascuno, le donne hanno una parte “creativa” che troppo spesso manca agli uomini.

Generalizzo e faccio un piccolo esempio per trattare un’ intera categoria, ma se non è la prima volta che leggete un mio articolo su questo blog, vi sarete resi conto di quanto il mio personalissimo modo di raccontare un assaggio rasenti spesso la stravaganza. Quindi non me ne vogliate, prendetemi come sono.

E non che non voglia essere rigoroso, ma il Vino ha un mondo che va oltre l’acidità, la sapidità, il tannino ed il residuo secco. Il Vino è un mondo di ricordi, di possibilità, di grandi viaggi stando nel perimetro di un bicchiere e, spesso, troppo spesso, ho riscontrato nei collegi maschi una certa ritrosia a lasciarsi andare alle emozioni.

Alle descrizioni strampalate, sopra le righe, nel senso di libere e spontanee. Caspita, se un vino ha il profumo di un club inglese e giornali stampati, perché quello è ciò a cui ci fa pensare, diciamolo. Se quel sentore che rimane in bocca è come “la paglia gialla che metteva la nonna nel cartone delle uova per non farle rompere”, viva tutti i santi, fate un sorriso, colleghi XY, e ditelo serenamente!

E invece no. Invece tutti in punta di guida Veronelli, tutti a incasellare le sensazioni dietro a quelle del Parker di turno o del manuale Onav o AIS o uno qualsiasi.

Lo so, lo so, non sono tutti così, ma fate 100 il campione… un po’ mi date ragione, o no?

La Donna Sommelier

Dunque, una donna sommelier è un po’ teorica e un po’ spirito libero, con vera passione scevra da pretese di qualsivoglia inquadramento professionale. Lei, la compagna per la serata, immaginatevi quali soddisfazioni può regalare di fronte ad una batteria di vini fondamentalmente molto buoni, contornati da qualche chicca gastronomica mica da ridere. Credetemi, se vi pare, ma è stata una serata doppiamente speciale.

Fine della digressione personale. Passiamo a raccontarvi del chi e del come, ma soprattutto di quanto bene si sia bevuto quella sera.

Giorgio Gianatti e la famosa verticale di Grumello “al contrario”

Trattasi di “verticalissima” sulle annate 2009, 2007, 2004 e 2000 dei Grumello di Giorgio Gianatti.
Il soggetto, valtellinese doc, è l’erede di una tradizione oserei dire secolare di viticoltura all’ombra del famoso Castello di Grumello. Cantina situata subito fuori dal confine dell’abitato di Sondrio, a Montagna, in Valtellina.

Solo 2 ettari totali di vigneto, con pendenze che arrivano ai 40°, da vendemmiare ovviamente completamente a mano. Una cantina ristrutturata da non molti anni ed una produzione che non raggiunge le 13.000 bottiglie. Veramente un micro produttore.

Chi è Giorgio Gianatti

Verticale di Grumello Giorgio Gianatti. Sommelier in azione al Vinodromo
Lui è un soggetto estremamente gioviale, che parla con un tono di voce basso, accento marcato, mani grandi di chi lavora realmente la terra. E questa è una terra faticosa e severa, che però sa essere generosa con la vite ed è in grado di donare al Nebbiolo intensità e complessità, che a mio avviso non trova da nessun altra parte. Giorgio pronuncia ogni frase come non ci fosse alternativa. Non ti racconta nulla per farti piacere, solo per intrattenere o per vendere o per “farsi grande”. Al contrario, ti racconta come sono le cose, come lo sono sempre state. Quando parla senti il tono della consapevolezza e del perché non potrebbero essere in altro modo da ciò che sono, quindi lui agisce e crea i suoi vini di conseguenza. Perché così è meglio. Punto. E fidatevi, ha ragione lui.

La storia di Giorgio è di quelle da vignaiolo convinto. Inizia da giovane, complice le difficoltà familiari e sacrifica in gioventù più di qualche serata di bagordi per seguire le fermentazioni; i weekend sono dedicati alla vigna, il periodo di vendemmia è sacro, da 40 anni, ma sul viso si legge l’espressione di quello che “cosa altro avrei dovuto fare, a me piace fare questo!”. Ve l’ho detto, non avrebbe potuto essere altrimenti. E grazie a Dio, diciamo io e molti altri presenti quella sera.

Il Grumello e gli altri suoi Vini

La prima annata che finisce in bottiglia sotto la sua mano è l’83. Prima di allora, come tradizione familiare voleva, il vino andava conferito ad un notissimo produttore con le vigne attaccate alle sue. Finalmente la decisione di mettere il proprio nome sul vetro e da lì il via alle prime bottiglie.

Ad oggi, ne produce poche migliaia ed avanza ancora un po’ di vino fatto e finito in cantina, che torna, quando più quando meno, ad essere conferito. Peccato dico io, troppo complicato cercare di piazzare anche quello, dice lui. Tra l’altro, oltre al Grumello, produce Rosso di ValtellinaSan Martino, che è sempre ottenuto da uve Nebbiolo, ma con un processo di appassimento di un mese e mezzo ed un successivo affinamento in tonneaux, una chicca da 1500 bottiglie circa.

Il Grumello che assaggiamo segue anno su anno praticamente sempre lo stesso processo di vinificazione.
Raccolta a mano, fermentazione controllata con lieviti selezionati, piccola filtrazione e poi riposo in legno usato da 20 hl. Parecchio riposo in realtà, l’annata 2009 è quella correntemente in commercio, fate voi i conti.

Le annate di Grumello e la serata “Benjamin Button”

In generale, e qui esce tutto il bello della compagnia, abbiamo battezzato la serata “Benjamin Button”.

Benjamin, leggasi Grumello, perché mano a mano che si andava ad assaggiare, le annate correvano a ritroso, quindi il vino invecchiava, ma i vini si rivelavano in realtà sempre più acidi e vivaci, una sorta di magia. Una forzatura dello spazio tempo. Perché ok le annate differenti, ok tutto, ma che un 2009 sembri decisamente più vecchiotto di un 2000, caspita, proprio no. Eppure Giorgio ci ha detto che per lui è abbastanza la regola.
A lasciarli lì, i suoi vini migliorano. E grazie direte voi, ma non potete immaginare come. Della serie: vuoi il 2009, ti appaga e ti ammalia. Aspetti il 2000 e svieni per la complessa immediatezza di armonia tannica-acida-terziaria e fruttata. Non più opulento, solo più… ecco: più.

Gli assaggi nel quasi dettaglio: Annata 2009

Nello specifico, il 2009, come già detto, è la prima annata in commercio. Raccolta ad ottobre di un anno che ha regalato profumi non eccelsi, abbastanza diretti ed immediati, ma ricchi. Ho definito il naso caldo, rotondo, leggermente vinilico con accenni bellissimi di pietra focaia ed inchiostro di seppia. La bocca perfettamente rotonda, quasi ruffiana, per quanto possa essere ruffiano un valtellinese. Pochissimo tannino o meglio perfettamente nascosto sotto tutto il resto, nonostante facesse egregiamente il suo lavoro di impalcatura a tutta la sostanza contenuta nel bicchiere. Tra una battuta e l’altra, tra un paragone e descrizione, ordiniamo qualche cosa da mangiare e puntiamo su: tagliere di salumi d’oca, per la signora e controparte di iberici per il sottoscritto.
2009 su prosciutto d’Oca vince a mani basse. Grasso dolce con rotondo tannico.
Calici per la Verticale di Grumello Giorgio Gianatti al Vinodromo

Annata 2007

Molto diverso il 2007. Annata con primavera molto anticipata ed estate normalmente calda che ha portato quindi ad una raccolta verso metà settembre con bellissime uve cariche di acidità e polpa. Rispetto al 2009, più cupo e carminio. Il 2007 è più “nebbiolesco”, meno acceso, unghia più scarica sicuramente. Naso più tagliente, vibrante, ma meno espressivo, meno immediato. Si gioca sui sentori di prugna e uvetta, ma poco poco. L’acidità riporta in auge anche un tannino più presente nel senso di avvertibile. È sicuramente un vino più vivo e vivace, non che il 2009 fosse morto, anzi, ma questo pare più giovane ed articolato. Per dirne una, il commento della signora del vino è stato: “ohhhh ecco, questo si”, e noi abbiamo portato a casa. Ai punti l’accoppiata vincente è stata decretata: Grumello 2007 con Lomo Iberico. Acido più tannino su media grassezza leggermente speziata.

Annata 2004

2004, punto. Nel senso letterale del termine. Punto e a capo. Per me il campione della serata, per la donna sommelier dal giudizio vagamente fisariano, battezzato, dopo aver assaggiato anche il 2000, come un eterno secondo. Salvo poi riassaggiarlo dopo 90 minuti e accondiscendere e ri-battezzarlo vincente senza remore, aggiungendo a mezza bocca un “vince solo di poco, umpf”, con smorfia da Lady Grantham.Donne e Vino: Lady Grantham di Downton Abbey

La peculiarità qui è tutta da cercare nella completezza delle sensazioni e nella cavalcata che porta in bocca questo vino. Presente la Cavalcata delle Valchirie? Acidità, tannino, naso, armonia al sorso, alcool, pulizia, colore, retrogusto, etc. Praticamente il massimo su tutta la linea. Complesso, ma decifrabile, curioso tanto da farsi “sniffare” per ore. “Fruttoni” rossi colti il giorno prima della piena maturazione, un filo di tabacco, un po’ di retrobottega legnoso di quello massello, scuro e duro, ebano, palissandro, chiodi di garofano. E poi, solo una sensazione di balsamico sul finale giusto per rinfrescare, e poi sono arrivati il caffè e la marmellata di more, e poi, e poi e poi e poi. Eppure. Eppure guizzante, ma immobile, eclettico nel rigore, incredibilmente verticale sul palato ed orizzontale sulle gengive, senza dare dei pugni o scalpitare. E poi, a distanza di ore (è qui che la lady di ferro ha dovuto chinare il capo), ancora più ampio, senza minimamente scomporsi. Io ci mangio del prosciutto di Bellote… e poi non ve lo racconto perché siamo in fascia protetta.

Annata 2000

Veniamo al 2000, che lì per lì, pareva il campione indiscusso perché si presentava immediatamente bevibile, nonostante i diciassette anni sulle spalle. Subito comprensibile nella sua affascinante delicatezza. Segue l’idea di Benjamin espressa all’inizio e si guadagna in quattro secondi il doppio dello stupore provato per i suoi tre fratelli più giovani. Questo bambino ha il doppio della vivacità dei suoi fratelli, con la mentalità ed il carattere di un cinquantenne saggio e brizzolato. Chiaro che abbia fatto innamorare “miss Bombino Nero”. Dicevamo quindi che paresse ancora più fresco, di poco, ma più fresco. Era tutto. Era perfetto e lo era subito. Troppo bello per essere vero. Così incasellato in fine sentore di sabbioso sui denti, dolce sulla lingua, acido sul palato, alcoolico in gola. Non voglio dire fosse “costruito”, è stato un vino realmente memorabile, ma… ma sulla distanza ha pagato un filo di stanchezza. Si è leggermente scomposto, come quando arrivati alla millesima flessione, anche il marines più aitante si solleva un po’ più a destra. È rimasto magnificamente corto in confronto diretto con il 2004, che in bocca è il Sig. Connery in Highlander. Abbinamento vincente: fegato grasso e Grumello 2000.

Abbinamenti Cibo Vino in Verticale di Grumello Gianatti

Conclusioni

Per chiudere e riallacciare la filippica iniziale su Donne e Vino. La Signora rimane quasi professionale sul primo calice, praticamente rigorosa nel descrivere colore, naso, sorso. Diviene quasi interessata sul secondo bicchiere: qualche smorfia, un sorriso, “è un po’…. ma si dai….”. Sul terzo assaggio è visibilmente intrigata, appassionata, partono citazioni, paragoni, antitesi, ricordi personali fino al dolce oblio incontrando il “gentile diciasettenne” (il quarto vino).

Lui che ha meno della metà dei miei anni e pare un saggio Siddartha. Lui che giustamente avrebbe rubato la scena a chiunque (ed io non sono certo Brad Pitt). Quindi lo assecondo, mi godo il mio, mi inebrio ed attendo… e gioco di sponda, di rimbalzo, complice con uno dei migliori sottofondi tannici degli ultimi anni di assaggi.

E poi, come era iniziato, in silenzio in un locale ancora vuoto, così si spengono le luci sul sipario anche questa sera. Grazie Giorgio. Grazie di cuore. Ci vedremo presto in cantina perché non può finire così. Grazie mille per aver “apparecchiato” una serata splendida con una compagnia d’eccellenza e tanta voglia ancora di sognare e far sognare con un bicchiere in mano.

Nei titoli di coda, come per le persone che realmente contano e ci mettono le mani oltre che la faccia, un super bravi agli amici di Vinodromo. Sempre altissimo standing, servizio ed un ambiente che ti fa sembrare di “stare a casa”. Alla prossima!

Giorgio Gianatti
Via dei Portici 82 – Montagna in Valtellina
Telefono +39 0342 380033 +39 328 5682299
Fax +39 0342 20073
E-mail: gianatti.giorgio@alice.it

Matteo Luca Brilli, o così piaceva ai miei genitori, che mi hanno graziato della nascita in terra Romagnola, con la R maiuscola, regalandomi così una passione viscerale per il buon bere ed il buon mangiare. Studi di comunicazione a parte ho capito subito che impastare uova e farina accompagnandole con un bicchiere adeguato sarebbe stato il un bel modo di passare le domeniche, e quindi via con i corsi di cucina e poi l'incontro con ONAV, diventando finalmente assaggiatore. Qualche cantiniere mi ha regalato la sua amicizia, qualche Chef ha condiviso i suoi segreti, più di qualche parola è stata messa nero su bianco e tante tante ne verranno ancora.

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Degustazioni · Il Mondo del Vino · Storie di Produttori · Una vita in Enoteca

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Matteo Luca Brilli, o così piaceva ai miei genitori, che mi hanno graziato della nascita in terra Romagnola, con la R maiuscola, regalandomi così una passione viscerale per il buon bere ed il buon mangiare. Studi di comunicazione a parte ho capito subito che impastare uova e farina accompagnandole con un bicchiere adeguato sarebbe stato il un bel modo di passare le domeniche, e quindi via con i corsi di cucina e poi l'incontro con ONAV, diventando finalmente assaggiatore. Qualche cantiniere mi ha regalato la sua amicizia, qualche Chef ha condiviso i suoi segreti, più di qualche parola è stata messa nero su bianco e tante tante ne verranno ancora.


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