E’ sempre un’ esperienza gratificante per i sensi quella di partecipare a serate di degustazione, dove la buona cucina italiana e i vini tipici di un territorio si incontrano, accendendo fantasie e passione di chi è sempre alla ricerca di prodotti genuini, in grado di suscitare sensazioni inedite e regalare magia.
Qualche giorno fa eravamo al Ristorante Cascina Vittoria di Rognano, dove si è svolta una bella degustazione dei vini campani di Masseria Frattasi (azienda situata ai piedi del Taburno), accompagnati in modo sapiente dai piatti del Ristorante.
Andiamo a scoprire se Nord e Sud sono stati in grado di accorciare le distanze..
Come per la precedente serata, anche questa volta abbiamo consumato una cena intera dall’antipasto al dolce, con l’assaggio di più vini, dai bianchi del Taburno fino al Vino da Dessert.
Si inizia “col botto”, con una focaccina genovese cotta nel forno a legna, morbida e unta, lussuriosa, accompagnata da una vera chicca, una delle eccellenze italiane in materia di salumi: Paolo Parisi e i suoi prosciutto cotto, coppa e crudo. Densi, profumati e saporiti, con il primo che colpisce per fragranza e persistenza. Il vino scelto dal sommelier Marco, che ha presentato in modo puntuale l’intera serata, vista l’improvvisa defezione del produttore, è il Prestige Rosè da Uve Aglianico, naso di poca ampiezza, ma buona struttura in bocca, sostenuta da una bella spalla acida e da note aromatiche e sapide che hanno reso beva e accompagnamento impeccabili.
Molto buoni i due bianchi, la Coda di Volpe “Nymphis”, con i suoi fiori bianchi e sentori di agrumi, minerale e grassa al palato, con un finale molto lungo, bilanciato da una trecciona di mozzarella fatta con latte lombardo, proveniente dalle Tentazioni del Latte di Milano, quasi “croccante” per la consistenza, saporita e dal gusto rotondo.
Accompagnata al sempre fine Risotto con burrata e asparagi, abbiamo assaggiato una bella Falanghina Bonea da Vigne secolari, molto fresca, animata da ricordi di gelsomino e tè bianco, che ha esaltato ancora una volta la mineralità del territorio del Taburno. In comune tra i due bianchi, ho riscontrato una nota particolare, quasi affumicata, a testimoniare la mano del produttore e l’influenza del terroir.
Si passa ad una grigliatina mista di carne, fatta da un arrosticino abruzzese, due fettine di tagliata e una piccola costata, accompagnate dall’Aglianico “Caudium” 2012 (note di frutta di bosco e un equilibrio ancora da perfezionare) e da due annate di Aglianico Amaro Appassito, i “Kapnios” 2011 e 2006, un pò troppo morbido il primo, più complesso e profondo il secondo.
Il finale è commovente e avrebbe meritato un bis. La crostata di frutta della casa, frolla e crema fatta con uova fresche (misto galline, oche, anatre) esaltano la frutta di stagione, in un’estasi di delicata finezza, accompagnata da uno dei vini più intriganti e ricchi della serata: il Moscato di Baselice, fatto con uve raccolte a 700 metri, in condizioni di agricoltura eroica, con una resa molto bassa e appassimento delle uve nei fruttai all’aperto fino a Natale. Grande corpo, aromaticità spiccata, ricordi di miele e albicocche che si protraggono ben oltre dieci secondi di estasi. Un gioiello.
Una serata sicuramente di spessore, ad un prezzo assolutamente concorrenziale (35€) e con il giusto mix tra didattica e edonismo. Ideale per chi ricerca il piacere assoluto che può dare un evento eno-gastronomico, senza rinunciare a scoprire qualche segreto delle nostre tradizioni culinarie, della nostra storia e del misterioso e poliedrico mondo del vino.