Balgera, la Valtellina e l’arte di appassire il Nebbiolo

Cantine Balgera - I componenti della Famiglia

Le aziende famigliari sono, per il mondo del vino italiano, un punto di riferimento e – ritengo di poterlo affermare in tutta tranquillità – il vero motore della nostra intera filiera vitivinicola. Il loro profondo legame emotivo con il territorio e le tradizioni, la loro conoscenza dei vitigni e dei differenti vigneti – la proprietà dei quali è spesso tramandata per generazioni – nonché l’orgoglio di poter dire “questo l’ho fatto io e prima di me mio padre e prima ancora mio nonno…” rappresentano il loro vero valore aggiunto che le rende un saldo baluardo contro la banalizzazione del vino.
Cantine Balgera – a Chiuro, in Valtellina (SO) – è un esempio emblematico di come famiglia, lavoro e qualità possano essere tra loro così strettamente interconnessi da divenire praticamente indistricabili: ogni parte permette l’esistenza delle altre ma ne è, nel contempo, sostenuta. Giunta alla quinta generazione, l’Azienda è da sempre interprete, e testimone, della vitivinicoltura tradizionale valtellinese, conservandone rigidamente le pratiche di vigna e di cantina, senza negarsi, però, alcune “trasgressioni” verso prodotti che raccontino le ultime tendenze dei vini della Valle.

La Valtellina eroica: i muretti, la fatica e la Chiavennasca

L’origine della viticoltura in Valtellina, pur affondando certamente le radici in un lontano passato, è ancora parzialmente da comprendere. I Romani, ereditata la viticoltura da Greci, la esportarono in tutto il loro Impero permettendone così la diffusione su vastissima scala. L’uva Raetica (o Rhaetica) fu certamente uno dei vitigni più diffusi dell’epoca a partire dalla Rezia (quella parte dell’Impero corrispondente alla zone attualmente suddivisa fra Svizzera, Austria occidentale, Tirolo e parte della Lombardia). È, però, necessario ricordare che per i romani il concetto di vitigno era diverso dall’attuale e, spesso, riuniva non solo varietà tra loro simili dal punto di vista ampelografico, ma anche varietà accomunate solo dall’essere coltivate in un determinato territorio.
I primi documenti scritti inerenti la coltivazione della vite in Valtellina risalgono al IX secolo e riguardano prevalentemente la bassa valle; le fonti storiche, nei secoli seguenti, certificano con continuità la viticoltura lungo la Valle fino all’età moderna.
Nel corso dei tanti secoli, la viticoltura valtellinese conobbe momenti di grande splendore, soprattutto grazie al commercio con la Svizzera e i paesi Mitteleuropei, alternati ad altri meno felici in relazione alle situazioni geopolitiche del momento. Nel 1853, l’Imperial Regia Giunta del Censimento registrava ancora 6489 ettari di terreno vitato nella provincia di Sondrio, dei quali 1764ha terrazzati posti in colle e 4725ha sui conoidi di deiezione o sul fondovalle. Fu l’arrivo dell’oidio, verso la metà del 1800 e della fillossera all’inizio del ‘900, a causare il tracollo della viticoltura provocando l’abbandono di gran parte dei vigneti meno vocati.
Attualmente, i vini valtellinesi stanno vivendo un meritato rinascimento in virtù, oltre ovviamente della loro qualità, anche grazie al riconoscimento della Docg al Valtellina Superiore (1998) e allo Sforzato (2003). L’estensione odierna dei vigneti in Valtellina è pari a circa 995ha di cui 915 su terrazzamenti; inoltre, circa 400ha si trovano su pendii con oltre il 30% di pendenza e 200ha a quote maggiori di 500m s.l.m; grande rilevanza paesaggistica, storica e culturale è rappresentata dai circa 2400km di muretti a secco che sostengono i terrazzamenti.
Vitigno principe di queste terre è il Nebbiolo, localmente chiamato Chiavennasca, che riesce a esprimere vini connotati da grande finezza e longevità (per maggiori dettagli a riguardo, potete leggere un mio precedente articolo sempre su queste pagine).

Balgera - Vigneti e Terrazze

La grande complessità pedoclimatica del territorio ha portato a riconoscere cinque sottozone all’interno del Denominazione per tutelare le tipicità gusto-olfattive dei vini in esse prodotte. Tali sottozone – Maroggia (la più recente, approvata nel 2002; 25ha), Sassella (130ha), Grumello (quasi 78ha), Inferno (quasi 55ha) e Valgella (quasi 137ha) da ovest verso est – sono infatti caratterizzate da differenze geopedologiche, microclimatiche e morfologiche, tali da renderle capaci di dar vita a vini con connotazioni precise. Nel suo complesso, la zona di produzione del Valtellina Superiore Docg è caratterizzata da disgelo relativamente precoce, scarsità di gelate tardive, ottima insolazione (oltre le 1900 ore/anno), ventilazione costante, scarsa umidità relativa (valori generalmente compresi fra il 65% e l’80%), precipitazioni contenute (in media 850mm di pioggia/anno) e forti escursioni termiche (nel periodo compreso fra aprile-ottobre le temperature oscillano fra i +5° ed i +32°C).
Ritengo opportuno ricordare che il disciplinare di produzione dello Sforzato (o Sfursat) di Valtellina Docg non prevede la menzione delle sottozone che, quindi, riguardano esclusivamente il Valtellina Superiore Docg.

Balgera: la famiglia, la tradizione e la passione per il Nebbiolo

Cinque antiche botti ultracentenarie in legno di castagno sembrano accogliere chi abbia la fortuna di visitare, nel centro di Chiuro, la cantina storica dell’Azienda Balgera, nell’antico palazzo che fu di di Maurizio Quadrio, luogotenente di Giuseppe Mazzini e ultimo discendente di una famiglia che fu annoverata, per secoli, tra le più importanti della Valtellina centrale. La cantina, recentemente ristrutturata, ospita prevalentemente botti grandi con capienze comprese tra i 15 e i 100hl; solo recentemente a queste sono state affiancate poche botti piccole per l’invecchiamento di alcuni prodotti “più moderni” che affiancano la gran parte della produzione realizzata nel rispetto “duro e puro” della tradizione, come testimoniato, a solo titolo di esempio, dalle fermentazioni interamente affidate ai lieviti autoctoni. Da quanto appena scritto si può immaginare che i vini così prodotti, che si attestano intorno alle 50.000 – 60.000 bottiglie, abbiano bisogno di lunghi periodi di maturazione prima in legno e poi in vetro. In effetti, le annate attualmente in vendita dei prodotti più tradizionali, tutte a cavallo tra la fine dello scorso secolo e i primi anni di quello nuovo, rappresentano la prova tangibile non solo delle scelte aziendali, ma anche delle grandi capacità di invecchiamento dei vini di Valtellina; di grande interesse è l’archivio storico aziendale, che comprende tutte le annate a partire dal 1954 e che fornisce le bottiglie per affascinanti degustazioni verticali.

Balgera - Botti Grandi e Barriques

Attualmente, l’azienda è condotta da Paolo, che rappresenta la quarta generazione di Balgera a dedicarsi all’attività di famiglia, con il prezioso aiuto dei due figli – Luca, enologo, e Matteo, perito meccanico – nonché dalla moglie Paola e dalla sorella Daniela, rispettivamente per il lavoro di ufficio e per il settore commerciale.
La produzione è basata in gran maggioranza su uve di produzione aziendale, oltre che su una parte di uve acquistate da storici conferitori, provenienti dalle sottozone Sassella, Grumello, Inferno e Valgella, sottozona dove Paolo possiede 4ha di vigneto e alla quale è particolarmente legato.
Avendo avuto in passato l’opportunità di raccontare alcuni di questi vini (clicca qui), mi è sembrato interessante dedicare queste righe a due prodotti – uno Sforzato Doc e un Terrazze Retiche di Sondrio Igt – ottenuti interamente da uve Nebbiolo appassite. La produzione di vini rossi secchi da uve appassite ha in Valtellina radici antiche: lo Sforzato era, ed è ancora oggi, il risultato della vinificazione di uve lungamente appassite in solaio sino a perdere, per disidratazione naturale, circa il 30% del volume dell’acqua contenuta. In tal modo se ne ottiene un vino longevo, dagli ampi profumi e dalla grande struttura, nel quale morbidezza, freschezza e struttura tannica si fondono a dare un prodotto asciutto, elegante, profondo e persistente.

Sforzato di Valtellina Doc – 1999 – L. 5203

Sforzato Balgera Valtellina DOCG 1999
La Valtellina dà vita a vini di grande longevità! Sarebbe bello che ogni affermazione così netta potesse trovare una conferma. In questo caso tale conferma, se mai ve ne fosse veramente bisogno, è data da questo Sforzato. Il suo colore granato luminoso mostra solo sulla lancia le prime concessioni agli anni trascorsi svelando lievi screziature aranciate e preannunciandoci un assaggio nel pieno delle sue potenzialità. Il bouquet, che appare subito molto fine e complesso, trova la propria chiave di volta nella confettura di frutti rossi che sorregge e avvolge, senza mai oscurarle, l’insieme delle altre sensazioni. Ecco, allora, emergere dal calice le note scure delle prugne disidratate affiancate da quelle del potpourri di fiori rossi a loro volta seguite dai sentori agrumati delle scorze d’arancia amare nonché dai profumi più dolci della liquirizia, delle spezie e della caramella Rossana. 16 anni di attesa richiedono – mi pare il minimo – ancora un po’ di pazienza, pienamente ricompensata dalla comparsa di eleganti sensazioni di tabacco leggermente affumicate che, per gli appassionati fumatori di pipa, ben si avvicina al tabacco Latakia.
L’ingresso in bocca è ampio, composto, rotondo e armonico in virtù della morbidezza e del corpo robusto; i tannini – fitti e setosi – e l’ancora ben evidente freschezza ne costituiscono l’asse portante capace di conferire a questo vino un raro equilibrio e di renderne la beva particolarmente piacevole; la lunga persistenza ci conduce lentamente al termine di una degustazione che rappresenta, senza dubbio, un’esperienza da ricordare.
Degustazione del 12 febbraio 2016

Nuove Tendenze – Terrazze Retiche di Sondrio Igt

Nuove Tendenze Balgera - Terrazze Retiche di Sondrio IGT
Ottenuto da uve Nebbiolo appassite e, in seguito, maturato in legni piccoli (da qui la scelta di declassarlo a Igt per rimarcare ulteriormente il legame con la tradizione delle botti grandi nei vini Docg), questo Nuove Tendenze, figlio della vendemmia 2009, rappresenta un esempio di come alcune “innovazioni” possano dare, se usate in modo adeguato, risultati di grande interesse capaci di mediare tra la tradizione e i gusti più moderni di molti consumatori.
Nel calice, si presenta per mezzo di un luminoso color granato che ci introduce a un susseguirsi di profumi che, partendo dalla frutta rossa matura e dalla confettura di piccoli frutti di bosco, ci avvolgono con note di cioccolato dolce, cannella e fiori rossi appassiti oltre che con le sensazioni agrumate del chinotto e della scorza di arancia. Col tempo, e una lieve rotazione, il già ampio bouquet si arricchisce di sentori di cuoio, polvere di caffè e liquirizia.
In bocca, colpisce per la grande piacevolezza di beva dovuta all’eccellente equilibrio fra pienezza e ampiezza della struttura e trama tannica, che si presenta evidente, ma avvolgente ed elegante. Una particolare nota di apprezzamento è dovuta alla sobrietà nell’uso del legno, al grande equilibrio dell’alcol, che si presenta perfettamente integrato nell’insieme del vino, nonché alla lunga persistenza.
Degustazione del 28 febbraio 2016


Balgera

Via Maurizio Quadrio, 26
23030 Chiuro (SO)
E-mail: p.balgera@tiscali.it
Sito Web

Ho sempre cercato di vivere coniugando la mia voglia di imparare con la necessità materiale di uno stipendio a fine mese, il più delle volte con risultati assai discutibili…. soprattutto per quanto riguarda quest'ultimo. Alla soglia dei 50 anni, ho affrontato una svolta epocale nella mia vita lavorativa. Laureato in Scienze Naturali, con un Dottorato di Ricerca in Biologia Cellulare e Animale e dopo aver dedicato i primi 20 della mia vita alla ricerca zoologica, alla conservazione della natura e all'insegnamento universitario, ho deciso di seguire l'altra mia grande passione, quella per l'enogastronomia. Credo, infatti, che cibo e vino rappresentino la storia e la cultura più profonda di un popolo almeno quanto la pittura, la musica o la letteratura. Oggi sono Esperto Assaggiatore e Docente ONAV, Sommelier, Degustatore Ufficiale e Relatore FISAR e Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi). Dal 2012, dirigo il portale di cultura enogastronomica World Wine Passion oltre ad avere regolari collaborazioni con giornalisti quali Mauro Bertolli, Paolo Massobrio e Marco Gatti. Recentemente, sono stato nominato vicepresidente di una Commissione di Valutazione per l'ammissione dei vini al Merano Wine Festival.

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Storie di Produttori · Visite in Cantina

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Ho sempre cercato di vivere coniugando la mia voglia di imparare con la necessità materiale di uno stipendio a fine mese, il più delle volte con risultati assai discutibili…. soprattutto per quanto riguarda quest'ultimo. Alla soglia dei 50 anni, ho affrontato una svolta epocale nella mia vita lavorativa. Laureato in Scienze Naturali, con un Dottorato di Ricerca in Biologia Cellulare e Animale e dopo aver dedicato i primi 20 della mia vita alla ricerca zoologica, alla conservazione della natura e all'insegnamento universitario, ho deciso di seguire l'altra mia grande passione, quella per l'enogastronomia. Credo, infatti, che cibo e vino rappresentino la storia e la cultura più profonda di un popolo almeno quanto la pittura, la musica o la letteratura. Oggi sono Esperto Assaggiatore e Docente ONAV, Sommelier, Degustatore Ufficiale e Relatore FISAR e Maestro Assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi). Dal 2012, dirigo il portale di cultura enogastronomica World Wine Passion oltre ad avere regolari collaborazioni con giornalisti quali Mauro Bertolli, Paolo Massobrio e Marco Gatti. Recentemente, sono stato nominato vicepresidente di una Commissione di Valutazione per l'ammissione dei vini al Merano Wine Festival.


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