Con quella faccia un pò così, quell’espressione un po’ così….queste parole di Paolo Conte e Bruno Lauzi, che danno il via alla celebre canzone Genova per Noi, mi tornano sempre in mente quando penso a Stefano Menti, un personaggio che ispira simpatia dopo la prima chiacchierata, con quel modo di fare ed entusiasmo contagioso da eterno ragazzino, cadenzato dalla sua parlata veneta e alimentato dal grande amore per la propria terra e per il mestiere di vignaiolo.
I suoi vini sono come lui. Non seguono le mode, ma sono frutto di un naturale compromesso tra tradizione e innovazione. Sono vini vivaci, di personalità, che non passano inosservati, da quelli più tradizionali a quelli più sperimentali e fuori dalle righe. Oggi vediamo forse il suo vino più classico, il bianco fermo Riva Arsiglia 2013 da uve Garganega in purezza, meno sfidante e particolare di altri, ma a mio avviso un vino che vale la pena assaggiare..
Siamo a Gambellara, in provincia di Vicenza. L’azienda agricola Giovanni Menti è operativa da quattro generazioni, con una produzione di circa 40.000 bottiglie, da 7,5 ettari vitati gestiti in agricoltura biodinamica. E’ un’azienda a conduzione famigliare, dove il nostro Stefano è impegnato a 360 gradi nelle attività in vigna e cantina, affiancato dal padre Giovanni. I vitigni coltivati sono la Garganega e la Durella, ma sopratutto il primo rappresenta il simbolo e l’anima della cantina; prodotta in varie tipologie ed espressioni, alcune che raggiungono punte di eccellenza davvero notevoli, tutte ispirate da un territorio dove questo vitigno trova la sua naturale consacrazione.
Non si può parlare di Menti senza almeno toccare un paio di argomenti a lui molto cari. Il primo è uno dei tanti temi controversi e complicati del mondo del Vino, dove i “neo” guelfi e ghibellini si scontrano puntualmente con opinioni e pareri a volte molto distanti.
Stiamo parlando dell’uso dei lieviti naturali al posto di quelli selezionati. Stefano è infatti un grande sponsor dei primi, soddisfatto del risultato ottenuto con i suoi vini da quando li utilizza e convinto che sia il percorso giusto per ottenere vini più tipici e varietali, più legati al territorio di appartenenza. In questo senso più naturali.
Il secondo tema è uno di quelli che sicuramente contribuisce a cristallizzare la “fama” di una cantina, esaltandone personalità e amplificandone la capacità di farsi ricordare attraverso un motto. Nato da un’esigenza di lavoro, spiegata dallo stesso Stefano in un articolo che vi riporto più in basso, “vino volutamente declassato” è diventato un potente claim di marketing decisamente comunicativo ed accattivante. Chapeau!
La Garganega Riva Arsiglia nel Calice
Veniamo al nostro Riva Arsiglia 2013…un giallo dorato si presenta davanti ai nostri occhi, pulito e brillante.
Il naso è ampio ed elegante, giocato su sentori floreali, note fruttate di albicocca, scorza di arancia e frutta secca. Dopo un pò di tempo che il vino soggiorna nel bicchiere, la componente minerale del vino viene fuori, con la pietra focaia che subentra al resto ed esalta la trasformazione che un vino può avere nel calice, una volta lasciato a contatto con l’aria (2h).
In bocca il Riva Arsiglia è buonissimo e lascia il segno. Medio corpo, grande rotondità, con una beva morbida e molto succosa, bilanciata in modo egregio da un’acidità pungente, che stuzzica il palato ed esalta il finale con una persistenza aromatica lunga e meditativa. Ritorna la mineralità accarezzata prima a livello olfattivo, che mi piace immaginare donata dal terreno di origine vulcanica, composto in gran parte da pietre nere e tufo basaltico.
Un vino molto buono, che invoglia continuamente all’assaggio e che si presta benissimo ad accompagnare un pasto dall’inizio alla fine. Con piatti di pesce sicuramente, ma anche con pietanze a base di verdure o con carni bianche. Personalmente lo vedrei bene con un’orata o branzino alla griglia, o con un bel trancio di pesce spada. Io l’ho provato con una frittata di zucchine e ha funzionato a dovere. Probabilmente il top sarebbe un piatto regionale come il baccalà alla vicentina.
Potete trovare su Trovino.it diversi vini di Giovanni Menti.
Qui, Stefano parla di Lieviti indigeni, mentre qui ci racconta la storia del motto Vino Volutamente declassato.