Può un vino emozionare?
Può avvolgere l’olfatto di sensazioni inebrianti, salire fino al cervello regalando momenti di misticismo silenzioso, con la mente che vaga su territori sterminati e universi sconosciuti in attesa del sorso successivo?
Può un vino riempirti il palato di speranza, galleggiare sull’anima fino a commuovere con il suo mistero profondo e i segreti celati dietro la sua storia?
L’ultima volta che mi è successo in modo sorprendente è quando ho assaggiato il Kabir e il Ben Ryè durante l’ultimo Vinitaly, ad aprile 2011.
Due vini da meditazione straordinari, commoventi senza ombra di dubbio. Sono entrambi siciliani della celebre cantina DonnaFugata, il primo Moscato, il secondo Passito di Pantelleria, entrambi dello stesso vitigno: Zibibbo o Moscato d’Alessandria al 100%.
Più delicato, fresco e leggero come tenore alcolico il primo, più corposo, complesso e alcoolico il secondo.
Entrambi molto eleganti, grassi, con un boquet ricchissimo con sentori che vanno dai fiori alla scorza d’arancia al miele il primo, dall’albicocca alla pesca, alla frutta secca fino a sensazioni di agrumi il secondo, con una persistenza che regala emozioni per diversi secondi.
Invidiabile in entrambi i casi l’equilibrio tra acidità, alcool e zuccheri.
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