Nell’ormai lontano giugno del 2006, per festeggiare il primo anniversario di nozze, spesi divinamente qualche giorno di vacanza in Toscana per visitare la bella terra del Chianti con l’obiettivo duplice di degustare i prodotti del territorio (vino su tutti) e visitare le tanto decantate meraviglie della zona del “Gallo Nero“.
La tentazione fu però troppo forte, ed è stato facile nel lungo girovagare ritrovarci un pò più giù in un’altra zona “calda”, quel magico e meraviglioso fazzoletto di terra a sud di Siena, comprendente borghi del calibro di Montepulciano e Montalcino (ma non solo), feudi di eccellenza del vino italiano.
Chiaramente, oltre a qualche assaggio in enoteca, approfittai per visitare qualche cantina più o meno conosciuta, anche se purtroppo tornato a Nord dopo qualche giorno, la sensazione era di aver fatto un gran “potpourri” senza aver trovato il bandolo della matassa.
Ma mi sono dilungato anche troppo…..tra le tante bottiglie acquistate, c’era anche un Brunello di Montalcino 2001 della celebre azienda Casanova di Neri, sapientemente:) lasciato affinare per ben cinque anni nella mia modesta cantina (un portabottiglie Ikea), nella speranza un giorno di bere un vino superiore.
L’altra sera non ho resistito, e ho aperto la bottiglia. Le attese erano alte tenuto anche conto che l’annata 2001 è considerata se non eccellente sicuramente tra quelle ottime degli ultimi 10 anni.
Nel mio caso stiamo parlando “solo” del prodotto base della cantina, che annovera tra le sue file campioni ben più importanti. Ma tra le bottiglie che acquistai, il mio “fuoriclasse” era proprio lui..
A parte un colore ottimo, le prime impressioni sono state negative. Tanto legno, invadente e monopolista all’olfatto.
Ha avuto bisogno di un pò di tempo per ossigerarsi in modo adeguato, ed il naso si è arricchito di note di ciliegia e di frutta matura, marmellata di prugne e sentori più evidenti di spezie, cuoio, tabacco e più sottili di chiodi di garofano.
Il barrique fa in ogni caso la sua parte con note tipiche di vaniglia e più marcate e ricorrenti di tostatura e caffè.
In bocca è intenso ed entra aggressivo. Il tannino è ancora da domare, e insieme ad un’acidità di tutto rispetto che fa bene sperare per una lunga vita, toglie un po’ di armonia e bevibilità al vino, che risulta ancora un pò scomposto e allappante.
Struttura importante e finale lungo e fresco.
In definitiva “solo” un buon vino ma con prospettive molto interessanti in termini di evoluzione futura. Tra dieci anni sono convinto che avrei bevuto un vino migliore e più equilibrato.
Da abbinare con cinghiale, capriolo e polenta, coniglio in salmi o cacciagione in generale, maiale arrosto, stufato di manzo, grana padano, groviera o formaggi stagionati.
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